Gedicht
Gabriele Frasca
The circus of ours
it might be the flesh with its sizzlingor the muffled thud with which breath lies down
to then suck more of the other I
which had you long time it is in the ample
substance that feed and devours you
yet you hear sounds nothing of you
is silent nothing holds not even the dullest
hour in this continuous noise
as of babbling that implores
to stay listening to your heart
for what they told you to keep
ready for the raucous call of the ringmaster
of the uncertain borders
where each cage opens unto another cage
and the stands remain desert
on the arena where the sand whirls
to the steps of those freaks
each deformed by its own rage
in which you discern your own and the fear
of being precisely like them
in search for a remedy if the cure
does not exist if there is no form or at least a chorus
capable of curbing the words
that drive something like a hole in the head
where the thread of the bobbins passes through
that weave the voices of life
in a meaningless rosary of throats
which prays crumpled between the fingers
that a grain will pop out and it’ll be the exit
© Translation: 2003, Gabriele Poole
il circo dei nostri
il circo dei nostri
sarà la carne col suo sfrigolioo il tonfo sordo in cui il respiro giace
per risucchiare poi dell\'altro io
da quanto t\'ha ti è nella capace
sostanza che ti nutre e ti divora
eppure senti suoni niente tace
di te niente si tiene neanche l\'ora
più sorda in questo continuo rumore
come di un cicaleccio che t\'implora
di restare in ascolto nel tuo cuore
di quanto t\'hanno detto di tenerti
pronto al richiamo roco del gestore
di questo circo dai confini incerti
dove ogni gabbia s\'apre in una gabbia
e gli spalti rimangono deserti
sulla pista che vortica la sabbia
al passo di quei mostri di natura
sformati ognuno da una propria rabbia
in cui rivedi la tua e la paura
d\'essere esattamente come loro
in cerca d\'un rimedio se la cura
non c\'è se non c\'è forma o almeno un coro
in grado d\'imbrigliare le parole
che nella testa fanno come un foro
in cui trascorre un filo dalle spole
che tessono le voci della vita
in un rosario insensato di gole
che stropicciato prega fra le dita
gli salti un grano e sia quella l\'uscita
© 2003, Gabriele Frasca
From: Il fronte interno
Publisher: Luca Sossella,
From: Il fronte interno
Publisher: Luca Sossella,
Gedichten
Gedichten van Gabriele Frasca
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il circo dei nostri
sarà la carne col suo sfrigolioo il tonfo sordo in cui il respiro giace
per risucchiare poi dell\'altro io
da quanto t\'ha ti è nella capace
sostanza che ti nutre e ti divora
eppure senti suoni niente tace
di te niente si tiene neanche l\'ora
più sorda in questo continuo rumore
come di un cicaleccio che t\'implora
di restare in ascolto nel tuo cuore
di quanto t\'hanno detto di tenerti
pronto al richiamo roco del gestore
di questo circo dai confini incerti
dove ogni gabbia s\'apre in una gabbia
e gli spalti rimangono deserti
sulla pista che vortica la sabbia
al passo di quei mostri di natura
sformati ognuno da una propria rabbia
in cui rivedi la tua e la paura
d\'essere esattamente come loro
in cerca d\'un rimedio se la cura
non c\'è se non c\'è forma o almeno un coro
in grado d\'imbrigliare le parole
che nella testa fanno come un foro
in cui trascorre un filo dalle spole
che tessono le voci della vita
in un rosario insensato di gole
che stropicciato prega fra le dita
gli salti un grano e sia quella l\'uscita
From: Il fronte interno
The circus of ours
it might be the flesh with its sizzlingor the muffled thud with which breath lies down
to then suck more of the other I
which had you long time it is in the ample
substance that feed and devours you
yet you hear sounds nothing of you
is silent nothing holds not even the dullest
hour in this continuous noise
as of babbling that implores
to stay listening to your heart
for what they told you to keep
ready for the raucous call of the ringmaster
of the uncertain borders
where each cage opens unto another cage
and the stands remain desert
on the arena where the sand whirls
to the steps of those freaks
each deformed by its own rage
in which you discern your own and the fear
of being precisely like them
in search for a remedy if the cure
does not exist if there is no form or at least a chorus
capable of curbing the words
that drive something like a hole in the head
where the thread of the bobbins passes through
that weave the voices of life
in a meaningless rosary of throats
which prays crumpled between the fingers
that a grain will pop out and it’ll be the exit
© 2003, Gabriele Poole
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